DALLA REDAZIONE -
Continuano ad arrivare messaggi di cordoglio. Solidarietà da tutte le latitudini. Anche da quelle sportive. In ogni categoria e in ogni disciplina sono state promosse iniziative degne di lode. Anche le società dilettantistiche abruzzesi non sono restate indifferenti. Le ultime novità arrivano dal Chieti: la dirigenza neroverde ha preso la decisione di destinare l’intero incasso della partita con la Santegidiese – in programma il 19 aprile presso lo Stadio “Guido Angelini” – alle popolazioni colpite del terremoto. “E’ il minimo che possiamo fare”, interviene il direttore generale Enzo Nucifora, profondamente scosso dalla tragedia dell’Aquilano. “Chi parteciperà all’evento sportivo – continua – oltre che assistere ad un grande spettacolo, compirà un importante gesto di beneficienza”.
Nelle scorse ore si erano diffuse delle voci secondo le quali il Chieti avrebbe messo a disposizione de L’Aquila Calcio 1927 lo Stadio “Angelini”, per disputare le gare casalinghe da qui fino al termine della stagione. Il presidente La Rovere conferma: “La nostra intenzione è proprio questa. La nostra speranza, infatti, è quella che L’Aquila continui a partecipare al campionato di Eccellenza, nonostante le immani devastazioni che hanno colpito la zona del Capoluogo. Nelle ultime ore ho cercato di contattare il presidente Elio Gizzi. Ma, purtroppo, finora non ci sono riuscito”. Poi Nucifora riprende: “I giocatori neroverdi hanno promosso una raccolta di fondi all’interno dello spogliatoio. In prima linea si è schierato Alessandro Tatomir, che nelle passate stagioni ha militato nella compagine rossoblu”.
Anche la Renato Curi Angolana non si è fatta trovare impreparata: l’incasso della gara casalinga col Real Montecchio servirà per alleviare il pesantissimo post – terremoto. "E' un atto che facciamo col cuore – ha detto l'amministratore Roberto Giammarino – invito tutte le società sportive a fare lo stesso: unire le forze per cercare di dare un sostegno concreto in questo momento di estrema difficoltà".
Solidarietà arriva anche dal Pomezia, prossimo avversario di coppa Italia de L’Aquila. “La società invita la cittadinanza a gremire gli spalti del Comunale di Via Varrone”, si legge nel comunicato stampa diffuso nel pomeriggio. Oltre a devolvere l’intero incasso alle famiglie delle vittime del terremoto, all’interno dell’impianto verranno allestiti dei punti di raccolta fondi. Domani è in programma un importante summit tra Daniele Ortolano, presidente della FIGC Abruzzo, e Carlo Tavecchio, presidente della LND: solo a quel punto si saprà se la gara di mercoledì 15 aprile verrà regolarmente disputata. Al momento rimangono a galla diverse ipotesi.
Partite rinviate e iniziative. In un primo momento la Lega Calcio era stata chiara: ci sarà un minuto di raccoglimento, ma lo spettacolo deve continuare. Squadre abruzzesi comprese. Ma pochi minuti fa c’è stato un passo indietro. La Serie B si ferma. Perché la trentacinquesima giornata era in programma proprio venerdì, giorno della riflessione. Giorno in cui è stato proclamato il lutto nazionale, essendo in programma i funerali solenni per le vittime del terremoto. Le gare saranno recuperate martedì 14 aprile alle ore 19.
Le formazioni del campionato di Serie A e Primavera, invece, scenderanno in campo con il lutto al braccio. La stessa iniziativa verrà appoggiata dall’Udinese, quando il sodalizio friulano scenderà in campo a Brema per i quarti di finale della Coppa Uefa. Dalle parole di Giancarlo Abete, inoltre, sboccia l’idea di disputare una partita della Nazionale Italiana di calcio proprio in Abruzzo. E l’obiettivo è quello di devolvere l’incasso del match alle popolazioni vessate dalle continue e devastanti scosse sismiche. Si spera che il tutto possa essere organizzato per l’impegno internazionale di sabato 6 giugno.
Arrivano aiuti anche dall’ambiente dello spettacolo. Ad esempio, Madonna, famosissima cantante americana, donerà una sostanziosa cifra di denaro (si parla di mezzo milione di euro, ma non ci sono conferme ufficiali) alle vittime del terremoto. Infatti, la popstar degli USA è originaria di Pacentro, piccolo paese della provincia aquilana distante pochi chilometri da Sulmona. Il treno della solidarietà, insomma, è appena partito...
Gianluca Lettieri
TERREMOTO IN ABRUZZO: DOPO LA SERIE B SI FERMANO ANCHE LE ABRUZZESI DELLA LEGA PRO Rinviate le gare di Pescara, Virtus Lanciano, Giulianova, Celano e Valle del Giovenco; l'unica a scendere in campo, sabato prossimo, sarà la Val di Sangro, impegnata a Gela
DALLA REDAZIONE -
Dopo la serie B, che per rispettare la giornata di lutto nazionale, fissata per il Venerdì Santo, ha deciso di posticipare di qualche giorno le partite della 35a di campionato (che si giocheranno martedì 21 aprile alle 20.45), anche la Lega di serie C ha dato l'ok per alcuni rinvii.
Precisamente, accogliendo la richiesta inoltrata dagli stessi club abruzzesi, ha disposto il rinvio a data da destinarsi delle seguenti gare:
Pescara-Arezzo e Virtus Lanciano-Taranto, per il campionato di Prima Divisione girone B, mentre per quanto riguarda quello di Seconda Divisione, non s giocheranno Gulianova-Figline e Sangiustese-Celano, nel girone B, e Isola Liri-Valle del Giovenco, in quello C.
Unica eccezione l'altra sfida del girone C tra Gela e Val di Sangro, che si disputerà regolarmente per un motivo ben preciso: i sangrini avevano ormai già prenotato sia il viaggio aereo che l'albergo del ritiro, e si è ritenuto quindi opportuno rispettare l'impegno.
IL ROSSOBLU' PUPILLO: "LA MIA FUGA DAL CONVITTO NAZIONALE"
Storia a lieto fine dal disastro dell'Aquila. Il fuoriquota della capolista di Eccellenza, torinese, è salvo per miracolo: "Ho avuto paura, è crollato tutto. I miei compagni di squadra che vivevano lì con me erano tornati a casa, siamo tutti fortunati"
DALLA REDAZIONE -
E’ salvo per miracolo. Quando la terra ha tremato, alle ore 3,32, lui era lì. Domenico Pupillo (nella foto), difensore de L’Aquila Calcio 1927, si trovava nel capoluogo. Nella sua stanza, all’interno del Convitto Nazionale “Domenico Cotugno”. Un vecchio edificio situato lungo Corso “Principe Umberto”, a due passi dal centro storico. Dove la morte ha inghiottito decine e decine di persone.
E’ un miracolato, perché quando ha avvertito la fortissima scossa si è svegliato ed è riuscito ad abbandonare l’edificio. E raggiungere la salvezza. Senza riportare neanche un graffio. Ma la tragedia lo segnerà per tutto il resto della sua vita. Un ragazzo giovane come lui – classe 1989 – non aveva mai vissuto un simile shock.
Pupillo è un terzino sinistro di grandi speranze ed ambizioni. Fin da quando era bambino, la Juventus aveva particolarmente apprezzato le sue qualità. E proprio con il Settore Giovanile della Vecchia Signora aveva mosso i primi passi a livello calcistico, percorrendo le trafile delle giovanili sino alla categoria Allievi (fascia B).
Nel 2003 Pupillo si trasferisce a Lumezzane, partecipando con la formazione lombarda ad un campionato Allievi e ad uno Berretti. Poi le prime esperienze nel calcio dei “grandi”, un mondo completamente diverso. Ecco, dunque, la stagione nel Ciriè Calcio, sodalizio di Serie D dell’interland torinese. Sedici presenze e tante ottime prestazioni.
Infine, nel corso del mese di luglio del 2008, è arrivata la chiamata de L’Aquila. Impossibile rinunciare ad un progetto così ambizioso, anche se la società del capoluogo milita in Eccellenza. Tanti progetti, tante speranze. Che lunedì hanno rischiato di interrompersi bruscamente. Di troncarsi sul nascere.
Domenico ora è a casa, nella sua Nichelino. Un paese abbastanza popoloso (48mila abitanti) in provincia di Torino, distante circa sette chilometri dal capoluogo piemontese. Domenico al telefono è emozionato. La sua voce è tremolante. Straziata da una tragedia di proporzioni immense. E’ ancora profondamente scosso, ma racconta la sua odissea in maniera piuttosto lucida. Naturalmente non ha molta voglia di parlare: le sue risposte, però, sono chiare, ricche di significato. Così inizia a raccontare: “E’ stato uno shock tremendo. Mi capirete: descrivere con le parole ciò che è successo è praticamente impossibile. Ma ci proverò”.
Al momento della scossa qual è stato il suo primo pensiero?
“Mettermi in salvo. Stavo dormendo da qualche ora. All’improvviso ecco una scossa fortissima. Impossibile non svegliarsi: il letto si muoveva, veniva sbattuto da un lato all’altro della stanza. Non avevo mai vissuto una situazione così tragica. Istintivamente mi sono alzato. Ma fuggire lungo le scale sarebbe stato un gravissimo errore, quindi ho raggiunto il muro portante della mia stanza da letto. Sono rimasto lì per diverso tempo, forse mezzora. Avevo paura di non rivedere mai più i miei cari. Ho visto la morte in faccia. Camminare nell’edificio era troppo pericoloso: il pavimento, infatti, in alcune zone era crollato. Terminata la scossa, ho infilato in fretta le scarpe ed ho afferrato il mio cellulare. E proprio il telefonino è stato utile per illuminare le zone in cui camminavo. Perché intorno tutto era buio, c’era tanta polvere. I calcinacci cadevano dappertutto...”
Poi cosa è successo?
“Ho raggiunto il corridoio, dove erano presenti già tre, quattro studenti. Ci siamo fatti coraggio a vicenda e, essendo terminata la scossa, abbiamo deciso di fuggire. Prima di uscire, però, abbiamo notato che la porta non si apriva. Abbiamo rischiato di morire soffocati. Solo all’ultimo momento, quando pensavamo che le speranze di salvarsi fossero ormai nulle, sono riuscito a rompere la porta con calci e pugni. Infine, dopo aver superato cumuli giganteschi di macerie, sono uscito all’aperto. La struttura, in fin dei conti, è rimasta in piedi. Ma all’interno è crollato tutto: le pareti, i pavimenti, non c’era più nulla. All’appello mancavano tre persone. Un ragazzo, dopo diverso tempo, è riuscito a mettersi in salvo; mentre per gli altri due non c'è stato nulla da fare. Quell’interminabile scossa ha portato via per sempre un ragazzo di diciassette anni e una ragazza appena maggiorenne della Repubblica Ceca”.
A quel punto lei ha cercato un luogo sicuro, lontano da palazzi e costruzioni pericolanti...
“Sì, sono arrivato nella zona di Piazza "Palazzo". Lo scenario era straziante. Molti ragazzi, anche della mia età, avevano abbandonato le proprie abitazioni in fretta e furia. Alcuni erano in pigiama, altri in mutande, altri ancora avevano riportato gravissime ferite. C’era sangue dappertutto. Dalle macerie arrivavano richieste d’aiuto, si udivano le urla piene di dolore di genitori che avevano perso i propri figli... In piazza, comunque, ho incontrato una giornalista: suo padre, un ex maresciallo dell’esercito, mi ha accompagnato in caserma. E lì sono restato per diverse ore, sino alle sette di mattina. A quel punto sono arrivati Marco Ianni e Cicotello, due miei compagni di squadra”.
Insomma, neanche in questa difficile circostanza è restato solo...
“Esatto. Marco e Martin si sono mostrati subito molto disponibili, a tal punto da ospitarmi nella loro abitazione che si trovava a Coppito. La casa è stata comunque colpita dal terremoto, ma si scorgevano solo delle crepe superficiali. Poi, proprio nel momento in cui mi stavo lavando, è arrivata un’altra scossa. Allora abbiamo deciso di spostarci nell’abitazione della nonna di Marco Ianni, che si trova nella zona periferica della città e che, per fortuna, non ha riportato alcun danno. Ringrazio vivamente anche Paolo Ianni, dirigente rossoblu (e padre di Marco, ndr) che mi è stato vicino, seguendomi passo dopo passo”.
Come mai, all’interno del convitto, non c’erano anche altri suoi compagni di squadra?
“Fino al giorno precedente al disastro, nella mia stessa camerata vivevano Valentino Nardoianni, Antonino Caridi, Andrea Di Sante, Francesco Serafini e Amedeo Talamo. Sono stati fortunati, e sono felice che non abbiano assistito a quelle raccapriccianti scene. Infatti tutti e cinque, poiché mister Prospero ci aveva concesso due giorni di riposo, erano tornati nelle proprie città. Io sarei dovuto partire giovedì, per trascorrere la Pasqua con i miei familiari”.
E i suoi genitori, lunedì, sono rimasti a casa?
“No. Ho contattato telefonicamente i miei familiari subito dopo la scossa, intorno alle 4 e un quarto. Mio padre è partito subito alla volta dell’Abruzzo, intorno a mezzogiorno era già a L’Aquila. Prima di rivederlo però sono trascorse oltre due ore, perché in tutto il Capoluogo c’era un clima di totale confusione. Mia madre era sfinita, e temendo il peggio piangeva disperatamente. Siamo partiti immediatamente per tornare a casa: intorno alle 23 e 30 eravamo già a Nichelino. Lungo l’Autostrada c’era un traffico pazzesco, perché tutte le regioni stavano inviando uomini per favorire i soccorsi. Abbracciare mia madre, dopo un’esperienza del genere, è stato emozionante. Un vero e proprio sospiro di sollievo”.
Eppure, fin dal mese di dicembre, diverse scosse avevano gettato terrore nell’aquilano...
“Sì, ma si trattava di lievi movimenti sismici. Indubbiamente la paura anche in quei frangenti era stata tanta. Però i danni, escludendo vecchi palazzi, erano stati quasi nulli. Con il passare dei giorni, avevo imparato a convivere con il terremoto. Anche se la sera, per evitare ogni tipo di problema, qualche volta ero restato a casa. D’altronde quella de L’Aquila è una zona altamente sismica. Comunque nessuno si aspettava che, nel giro di pochi mesi, potesse consumarsi una tragedia di tali dimensioni. Rimane tanta rabbia perché tantissimi palazzi, costruiti anche recentemente, sono venuti giù come se fossero di cartone...”
Dunque, si sente un miracolato?
“Sicuramente. Mentre centinaia di persone sono morte, io non ho riportato neanche un graffio. Ma, comunque, è stata un’esperienza drammatica. Un’esperienza che mi ha colpito profondamente. In questo momento, sinceramente, l’aspetto calcistico neanche mi sfiora. Ormai da due notti non riesco a dormire. Nonostante sia tornato a casa, appena sento le finestre vibrare, balzo in piedi sul letto. Nelle prime ore, anche essendo lontano parecchi chilometri, seguivo l’evolversi della vicenda. Incollato alla televisione. Adesso non ho più voglia: il dolore è troppo grande. Una cosa è certa: non tornerò mai più a L’Aquila. Ho tanta paura, non voglio che i miei familiari vivano altri momenti di angoscia. I miei compagni di squadra capiranno...”
L’Aquila, 6 aprile 2009: morti, tanti morti. Ma anche miracolati. Domenico Pupillo è uno di questi.
Gianluca Lettieri